I testi di IO COME STO?

 

LIBRERIA 

Fuori l’afa uccide e  in casa nostra c’è l’autunno già! Dei quadri restano soltanto buchi dentro al muro.

Alle cose tue succedono quei posti vuoti. Spazi che pensavo non ci fossero nemmeno. Ti sento solamente nei momenti che ti porti via quando sono al lavoro. Ti sento solamente nei momenti che ti porti via quando sono al lavoro.

Con i cassetti dei vestiti, i libri e quegli sgorbi che facevi mentre mi aspettavi, hai preso lì con te, tutte le parole che mi servirebbero per dirti come sto. 

Io non parlo più!!! Io non parlo più!!! In bocca ho solo gli scaffali vuoti, in gola un buio ingordo. Io non parlo più! Io non parlo più!

La bella sistemata a tutto! E’ questo che serviva! Lo dicevi da un po’.

La bella sistemata a tutto! E’ questo che volevi! Lo dicevi da un po’.

Ricordi il blu che ti sei messa nello studio? Colava e non restava, ed io guardavo quelle gocce non fermarsi e non pensavo che anche tu avresti fatto come loro. IO COME STO? Ho messo in lista i posti dove siamo stati, l’ho fatta in pezzi e l’ho mangiata. 

Per averti dentro come quella che non eri.

 

AVVELENANO

Viviamo in una città avvelenata e il cancro fiorisce sui marciapiedi come le orchidee. 

Siamo bombe innescate con il DNA alterato pronto ad esplodere al momento meno adatto ma per certe esplosioni momenti giusti non ci sono mai.

Avvelenano l’aria fuori per darci un’altra ragione che non ci faccia uscire.

Una città malata anche nei bersagli, negli ordigni che ci lasciano. Sempre e solo quelli sbagliati. 

Mai un potente, arcigno, pericoloso, violento, arrogante che esploda lì nel pieno delle sue gesta ostili. Sempre e solo chi doveva rimanere va.

Dovevi rimanere ancora un po’ tu! Dovevi rimanere ancora po’ .Dovevi rimare tu. Dovevi rimanere ancora un po’.  

Avvelenano l’aria fuori…

E’ l’altro che saremmo dovuti essere a spingere prendere forma dentro e dirci che dovevamo ascoltarlo prima che fosse tardi.

 

CLARK KENT

I resti del bicchiere nel lavabo, tu che mi scansi e non sopporti quanto le cose mi sfuggano di mano. 

Provo a raccoglierne le schegge ma spezzate sembrano parte  d’altro e la forma non tornava. 

Qualche cosa non tornava più. Come una sera d’inverno a Berlino quando mi hai detto vorrei vederlo al sole. Dissi anche io amore.

Ma tu non parlavi ne del cielo sul Rathaus e né del muro.

E io non capivo ancora perché tu mi vedevi parte di un piccolo mondo che non conoscevo e che ti andava stretto. 

Ma seppur piccolo quel mondo stava dentro un cuore sopra cui dormivi ogni notte di quei giorni dove ci sentivamo meno eroi.

senza capire che gli eroi se ne stanno sempre soli e non li vedi mai senza il loro stupido costume non li vedi mai. Pensaci non li vedi mai.

Sai che per me Clark Kent era il vero eroe? Non l’hai capito mai!  

Perché arrivare prima al cielo soli  è meno utile che fermarsi e trovarci ancora insieme io e te. Non L’hai capito mai! Non L’hai capito mai!

Adesso lo so! Quella notte in cui strapparono i nostri nomi dal citofono eri stata tu ma allora io non capivo ancora…

 

ESTETICA

Disse di voler partire. E’ giusto. Che si faccia la sua vita! Di cosa parlino ora io posso immaginarlo. Come sempre riesco  a immaginare.

Realizzare è quello che non riesce mai. Mi vedo in vesti bianche, lino grezzo, barba lunga e pelle cotta al sole.

Io voglio mollare! Voglio mollare tutto ! Senza più nulla da perdere c’è tutto da vincere.

Non sapevo mai quali erano i tuoi desideri. Ed esaudirli così non era facile o semplice. Io si ho ripreso a parlare fissandomi i piedi. 

Perché davanti c’era solo la noia con cui tu mi guardavi!

Senza più nulla da perdere e niente da vincere.

“Come siamo diventati  strani. Così diversi in giorni tutti uguali. Siamo diventati strani noi ! Così diversi in giorni tutti i uguali.”

Quando giocavamo non ricordo chi faceva la Francia ma tu eri pronta per la ghigliottina. Ti è sempre andato bene il ruolo della regina. 

Senza più nulla da perdere e tutto da vincere.

“Come siamo diventati  strani. Così diversi in giorni tutti uguali. Siamo diventati strani noi ! Così diversi in giorni tutti i uguali.”

 

ENZO

Non è così che pensavi dovesse finire. L’avevi immaginato in tanti modi il tuo invecchiare ma questo no è insano e contro natura. 

Stringersi un lazzo di seta al collo per illuderli  che per loro saresti pronto a morire o quanto meno farti cavalcare. Prono e docile. 

Per ricordarci quanto siamo fragili ti sei presentato ieri senza vestiti con i segni delle crepe disegnati sulla pelle e gridavi: 

lo vedete com’è facile crollare!? com’è facile crollare! com’è facile crollare!

Poi sei corso via a perdifiato perché in fondo due polmoni e un fegato, la certezza che li abbiamo c’è soltanto quando te li senti scoppiar dentro.

Fino a quel momento è stato solo credere che siamo tutti uguali. Ma  forse non è così! 

Non vedete com’è facile crollare?

Vite sbagliate. Lavori indegni. Lavori assurdi. 

Ci vogliono più folli e ingordi con l’ambizione a ruoli unici e di peso che non esistono e che non servono mai…

Ma è solo il modo per farci fuori e toglierci di mezzo dai posti che contano davvero. Toglierci  dai posti che contano davvero.

Svegliati!  Col cane sui gradini non la fai la tua rivoluzione! Svegliati!  Col cane sui gradini non la fai  la tua rivoluzione!

Quando mi hai visto un mattino di neve  spaccavi legna a petto nudo e gridavi: “Canta Diego! Canta fin che muori!

E sii felice quando ti dicono : Tu non sembri più uno normale. Tu non sei più uno normale. Tu non sembri più uno normale.”

 

LO STOMACO

Per quanto mi ostini ancora a mangiare molto sale per coltivare la sete  e chiedere ancora da bere, 

Abiti ancora qui ! Abiti ancora qui! Dentro lo stomaco. Ha un buco il mio stomaco. Lui si ribella,si gonfia,cede allo spasmo…

Ma non ti dimentica. Non ti dimentica.

Non mangiavamo per giorni per lasciare tempo ai denti di farsi affilati il giusto. Morderci in fondo fino a arrivare ai nervi. 

Frugare le vene e trovarci nel sangue tutti i ricordi più belli. Provare a spiegarci chi fossero i due sconosciuti che si erano presi noi. Ma noi chi ?...

Non c’è un attimo, nemmeno un secondo della mia quotidianità che non si misuri con te.

Come le braci che sotto la cenere tengono ancora al caldo gli ultimi resti di te e di me.

L’inverno è uno sbadiglio grigio  che non si chiude più. In casa ,per non vedere i posti dove manchi, non ho più le luci. 

Sai? L’assenza che ho intorno ti somiglia ancora e nei pochi giorni di sole riempio d’aria la bocca  e corro

per spingere via da me quello che ancora ho da dirti ma che una volta fuori non regge alla gravità .

Non c’è un attimo, nemmeno un secondo della mia quotidianità che non si misuri con te.

Come le braci che sotto la cenere tengono ancora al caldo gli ultimi resti di te e di me 

 

COLORFIENO

Non avevi nulla in comune con me. Non avevi nulla che abbia mai desiderato ma ti voglio ancora per questo.

Per avere ciò che mi manca perché non so quanto in realtà mi serva. Continuare a volerti e non sorprendermi a sbagliare.

NON CI SCOPRIRANNO MAI. NON CI SCOPRIRANNO MAI.

Coltivare il desiderio. Esaudirlo mai. A questo mi condanno da sempre ma con te tutto è più semplice.

Non ci scopriranno mai. Nessuno saprà che sei il color del fieno al sole anche se qui piove già a dirotto. Non ci scopriranno mai.

Un pugno inevitabile nelle viscere che lascia posto all’aria. Sentire il cielo che passa attraverso e capire finalmente com’è

essere una stella. Mentre l’alba ci sorprenderà nella stanza bianca che si fa più piccola, con appese alle pareti tutte le ore che ci tenevano distanti.

Non ci scopriranno mai. Nessuno saprà che sei il color del fieno al sole anche se qui piove già a dirotto. Non ci scopriranno mai

 

Proiettili

Il terzo principio della dinamica-2011

Fino a Quando i proiettili non torneranno a fischiare

Avremo il tempo per le tue parole misurate alle cose che non contano

Fino a quando i proiettili non  torneranno a fischiare

Voglio bere fino a affogare per imparare che cosa vuol dire ingoiare

l’amaro e il bruciore.

Fino a che i tuoi proiettili non torneranno a fischiare

Faremo una festa dove si può gridare e stonare

Per tutte le ore di buio e di luce.

Ma  lei! Ma lei

Nemmeno la bomba la sfiorerà.

Nell’ urto i capelli davanti alla faccia,

La polvere sopra la testa, ma nulla la sfiorerà!

La guerra si! Sfiorirà per lei!

Finirà per lei! La guerra finirà!

Per quando i proiettili torneranno a fischiare

Avremo un pensiero per te

Mentre lontano dormi e non sai…

che liberi a volte si nasce non sempre così si muore.           

Per questo noi dobbiamo lottare.

MA STIAMO COSì IN BASSO CHE CI BASTANO PAROLE CHIARE

E UN GESTO SINCERO

NON HAI

IL FREDDO NECESSARIO NELLA MANO

NON SERVONO PISTOLE Più GRANDI

CON QUEL CUORE NON LO TIENI

L'AFFANNO DELLA MIRA

NON SERVONO PISTOLE!

BASTA!

RICORDA!

C’è LEI

E lei

Nemmeno la bomba la sfiorerà.

Nell’ urto i capelli  davanti alla faccia,

La polvere sopra la testa, ma nulla la sfiorerà.

La guerra si!

Sfiorirà per lei!

Finirà per lei!

La guerra finirà!

 

 

NULLA DI TE

Il terzo principio della dinamica- 2011

 

Secondo me

Non resta che darci l’addio

Su una spiaggia affollata

in quella vallata di lacrime

nota e ritrita lo sai?!

dove va sempre a parare

chi come te s'è fatto banale

Ma io non so far così… 

NON CI RESTA NULLA DI  TE

TU NON HAI Più NIENTE DA DARE

NON CI FAI Più MALE PERCHè

TU NON HAI Più NIENTE DA DIRE

IL FIATO è TANTO CORTO

CHE ORMAI SFUMA

E NON DA FINE ALLE TUE FRASI!

E RIMANE DI TE SOLTANTO UN PALLIDO RICORDO...

Vederti  ricevere due fiori affranti,

Ricurvi e spogli,

per una valigia che neanche ti fai,

Mi dice di quanto ormai tu…

Tu non sei più fra noi!

Ma io ti aspetto qui.

NON CI RESTA NULLA DI  TE

TU NON HAI Più NIENTE DA DARE

NON CI FAI Più MALE perché

TU NON HAI Più NIENTE DA DIRE

IL FIATO è TANTO CORTO

CHE ORMAI SFUMA

E NON DA FINE ALLE TUE FRASI!

E RIMANE DI TE SOLTANTO UN PALLIDO RICORDO...

Ma in fondo

forse

non sono poi tanto diverso da te.

Ora che ho scritto

Nel tratto non leggo

Davvero quello che sento!

IO MENTO, IO MENTO

COME TE

IO MENTO